Un Sankalpa è un’affermazione che guida e, nel contempo, focalizza la mente sulle tappe fondamentali che ci porteranno verso la realizzazione del nostro dharma ( il proprio scopo principale, il perché della propria vita). E’ un concetto già presente nei Veda e nelle Upanishad, i testi religiosi e filosofici indiani composti in lingua sanscrita dal IX-VIII secolo a.C.
Kalpa significa “voto”, o “regola da seguire al di sopra di tutte le altre regole”. San si riferisce ad una connessione con la più alta verità. Sankalpa, traducibile come “voto”, “proponimento”, “idea”, “intenzione”, quindi, è un impegno che prendiamo per sostenere la nostra più alta verità.
Quindi un Sankalpa diventa un’affermazione che puoi invocare per ricordarti della tua vera natura e per guidare le tue scelte
Sankalpa può essere perciò il desiderio dell’anima perché non proviene dalla mente guidata dall’ego, ma dalla nostra saggezza e dalle intuizione superiori.
Scoprirlo è un processo di auto-ascolto. Il tuo sincero desiderio è già presente dentro di te, in attesa di essere visto, ascoltato e sentito. Per poter realizzare la parte più autentica di te.
Potrebbe sembrare simile a ‘obiettivo’ma quest’ultimo spesso nasce da stimolazioni esterne.
Il Sankalpa nasce dalla profonda connessione tra cuore e mente.
Per aiutarti ad inviduare il tuo Sankalpa, prova a farti queste domande: “Cosa voglio davvero?”, “Qual è la causa della mia sofferenza?”, “Cosa desidero raggiungere veramente?
Puoi ascoltare il tuo cuore, oppure la tua mente calma, durante la meditazione.
La ripetizione, tutti i giorni per almeno tre settimane, durante la meditazione è come piantare un seme. Infatti, il Sankalpa è come un seme che hai creato e piantato nel terreno della tua mente.
Una volta che il seme del Sankalpa è piantato profondamente nel subconscio, raccoglierà le grandi forze della mente, in modo da germogliare e fornire il risultato che desideri.
Solitamente si parla di Sankalpa nello Yoga Nidra ( stile che conduce ad uno stato di rilassamento meditativo profondo) dato che permette all’ intenzione di andare molto in profondità nella psiche, così che l’ intenzione lavori direttamente al di là della mente.
Può essere fatta anche prima di qualsiasi pratica yogica, prima della meditazione, o addirittura all’inizio di un nuovo giorno, un po’ come un buon proposito quindi.
Esprimere sankalpa significa creare la vita che siamo destinati ad abbracciare.
Lo scopo è quello di trasformare la propria vita fisicamente, mentalmente, emotivamente e spiritualmente.
Per esprimerlo usa parole semplici e positive, trasparenti. Ripetitelo spesso e con fiducia nei momenti di calma e prenditi la totale responsabilità della tua intenzione.
Qual è il tuo Sankalpa, il tuo desiderio dell’anima? Individualo, pianta il seme e lascialo germogliare…
Quale momento migliore dell’arrivo della primavera per coltivare la nostra essenza?
‘Sii il cambiamento che vorresti vedere avvenire nel mondo.’
Riequilibrare i nostri emisferi e riconciliarci con le nostre fragilità.
Le nostre debolezze e la nostra forza emergono dalla stessa origine. Dentro di noi.
La via della salute non è eliminare le emozioni negative… ma lavorare con esse… in un processo di trasformazione e realizzazione di noi stessi.
Per ritrovare l’equilibrio
Vorrei introdurre questo lavoro con un breve brano tratto da ‘Il Profeta’ di Kahlil Gibran.
Proprio perchè già esso rappresenta l’incontro di due opposti, la cultura orientale e quella occidentale, e poi perchè in una narrazione lenta e sospesa, parlando di libertà, ben chiaramente si definisce questo argomento.
‘Voi sarete liberi in verità non quando i vostri giorni saranno senza affanni, e le vostre notti senza un bisogno e un dolore, ma piuttosto quando queste cose vi cingeranno la vita e ciononostante vi eleverete al di sopra di esse nudi e sciolti.
E come potrete elevarvi al di sopra dei giorni e delle notti se non spezzerete le catene che voi stessi, all’alba della vostra comprensione, avete legato attorno al vostro mezzogiorno?
Ciò che voi chiamate libertà è in verità la più forte di queste catene, sebbene i suoi anelli scintillano nel sole e abbagliano gli occhi.
E che cosa sono se non frammenti del vostro io quelli che vorreste scartare per poter diventare liberi?
Se è una legge ingiusta che vorreste abolire, quella legge è stata scritta con la vostra mano sulla vostra fronte,
Non potete cancellarla bruciando i vostri libri di legge, nè lavando la fronte dei vostri giudici, anche versandovi sopra il mare.
E se vorreste privare un despota del trono, badate prima di distruggere il suo trono eretto dentro di voi; poichè come può un tiranno dominare uomini liberi e fieri, se non a causa di un dispotismo nella loro stessa libertà e di una vergogna nel loro stesso orgoglio?
Se è una preoccupazione che vorreste gettar via,
quella preoccupazione è stata scelta da voi piuttosto che impostavi.
E se è una paura che vorreste disperdere,
la sede di quella paura è nel vostro cuore e non nella mano della persona temuta.
In verità tutte le cose si agitano nel vostro essere in un costante e semi-abbraccio: il desiderato e il temuto, il ripugnante e il prediletto, l’inseguito e ciò che vorreste fuggire.
Queste cose si muovono dentro di voi come luci e ombre in coppie attaccate.
E quando l’ombra si affievolisce e si dilegua, la luce che si attarda ed è lenta a scomparire, diventa ombra per un’altra luce.
E così la vostra libertà quando perde i ceppi, diventa essa stessa il ceppo di una più grande libertà. ‘
Il pensiero lineare occidentale ci induce a una visione unidimensionale della realtà, per cui solo una posizione è giusta, e il suo opposto inevitabilmente sbagliato.
Ma così si diventa ciechi alla molteplicità dell’esistenza, alle sue innumerevoli sfumature. Inoltre, finché rimaniamo in questa visione univoca, viviamo in uno stato di conflitto con la realtà. Di divisione. E nella divisione aumenta il disagio.
La continua lotta con l’esistenza ci fa sentire separati da essa. Questo ci fa vivere nella paura e nell’angoscia.
Siamo stati sempre storicamente abituati a ragionare per opposti: il bene è opposto al male; il cattivo opposto al buono; la luce opposta all’ombra e così via.
Ma è scorretto affermare che una polarità sia preferibile all’altra: entrambe sono necessarie per la vita.
Come si dovrebbe dunque porre l’uomo nei confronti della vita, secondo questa visione? Il saggio taoista si rifà al “non giudizio”, che non è una mera negazione di qualsiasi tipo di valutazione, ma è un’azione attiva dello spirito che impedisce alla mente di “muoversi”, cioè attaccarsi alle cose ed alle situazioni, emettendo giudizi che generano un circolo vizioso, in quanto fonte di altri giudizi e così via.
La filosofia taoista esprime al tempo stesso l’unità e la dualità.
Il Tao è il ‘Tutto’, ed è formato dall’unione inscindibile tra il principio maschile (Yang) e quello femminile (Yin).
Le due “virgole” – bianca e nera – si “rincorrono” (come il giorno e la notte), e si abbracciano: l’una non può esistere senza l’altra. I due punti di colore opposto, ci ricordano che ogni cosa contiene anche il suo contrario: anche nell’uomo più buono vi è un malvagio potenziale, ed anche nella persona più abietta c’è un potenziale di bontà. Ugualmente, ogni maschio ha anche un aspetto psichico femminile, e viceversa.
Rappresenta in modo perfetto il concetto di integrazione, l’unione armoniosa delle parti, l’incontro complementare di quello che – solo in apparenza – sembra opposto.
La nostra armonia personale parte dalla nostra capacità di mantenere l’equilibrio tra tutte le forze che confluiscono in noi. Di conoscerle, accettarle e integrarle.
Tutta la pratica dello yoga risiede nel cercare l’equilibrio . Nel nostro quotidiano viviamo in balia degli opposti (“voglio/non voglio, mi piace/non mi piace, amo/odio”), condizione che crea profonde lacerazioni interiori ed è origine di sofferenza (dukha) e disagio.
Il proposito dello yoga è quello di attenuare questi contrasti per orientarsi verso l’unità, la stabilità e, quindi, l’equilibrio. L’Hatha Yoga, cioè l’unione di Sole (Ha) e Luna (Tha), è uno dei percorsi per realizzare questa integrazione, risvegliando e armonizzando in sé proprio Sole e Luna.
Lo scopo di questo workshop è l’ascolto profondo delle nostre dualità. Il riconoscere disagi e mettersi in cammino per accettarli e comprendere quanto questi aspetti sono parte anche delle nostre qualità e della nostra luce.
Come?
Nella prima parte della lezione diamo spazio all’energia Yang. Quindi verranno eseguite asana dinamiche, che sviluppano calore, risvegliano le energie e rivitalizzano il corpo. Si tratta di movimenti attivi, che favoriscono l’estensione articolare e muscolare.
Lo faremo con l’attenzione anche alla transizione caratteristica di Odaka Yoga.
Nella seconda parte privilegeremo posture yoga Yin. Le asana sono dunque più statiche – vengono tenute per alcuni minuti – morbide e lente. Mantenere per più tempo una certa postura aiuta i legamenti ad ammorbidirsi; inoltre permette di sciogliere lentamente e senza sforzo eventuali tensioni.
Ci sarà ampio spazio per la respirazione. Nadi Shodana per eccellenza è il metodo più potente di bilanciare gli opposti.
La respirazione a narici alternate che letteralmente in sanscrito significa “pulizia delle Nadi”.
Sebbene non conosciamo con esattezza il numero di nadi ( canali energetici) nel corpo umano, tutti i testi concordano sull’esistenza di due nadi principali, le aorte del corpo sottile. In ognuna di esse scorre un determinato tipo di energia in grado di influenzare il corpo.
Rappresentano lo scorrere di energie apparentemente “contrapposte”che corrono lungo i lati del corpo partendo dalla base della colonna, per terminare nelle narici.
piṅgalā è infatti chiamata anche Sūrya- nāḍī, la nāḍī del Sole, di polarità maschile, calda, che termina nella narice destra
īda è detta anche Chandra- nāḍī, la nāḍī della Luna, di polarità femminile, fredda, che termina nella narice sinistra.
E così attraverso īda e piṅgalā, lungo tutto il nostro corpo e attraverso il nostro respiro, la tradizione yoga vede in noi il continuo scorrere di energia femminile e maschile, polarità sinistra e destra, parte del nostro Universo interiore.
Respiro dopo respiro, queste energie non restano mai immobili: sono invece sempre in mutamento e trasformazione, l’una verso l’altra, alla ricerca dell’equilibrio.
L’interazione tra Ida e Pingala corrisponde alla danza interna tra intuizione e razionalità, a coscienza e forza vitale, e agli emisferi destro e sinistro del cervello.
Praticando lo yoga, la disciplina dell’Unione, portiamo verso l’integrazione la nostra energia interiore: impariamo ad ascoltarla, a sentire le sensazioni che lascia nel nostro corpo attraverso la pratica.
Quando pratichiamo gli asana con consapevolezza e ascolto attento, piano piano portiamo equilibrio tra movimento e stasi, tra freddo e caldo, īda e piṅgalā, polarità femminile e maschile, parte destra e sinistra del corpo: riconciliamo il corpo in unione con mente e spirito, nel fluire della nostra energia.
Nella fase finale della lezione faremo una breve meditazione per riconciliarci con la paura.
Dove?
Vi aspetto on line sabato 13 Febbraio dalle 10 alle 12 su Meet. Per informazioni e prenotazioni chiamatemi o andatemi una mail. Per favorire connessione nel gruppo il numero sarà limitato.
La parola Chakra, in sanscrito, significa “Ruota”, “Cerchio”, “Disco”, ed è utilizzata per rappresentare i centri energetici del nostro corpo con il compito di ricevere e distribuire la nostra energia vitale.
Secondo la filosofia dello Yoga siamo tutti fatti di un corpo fisico visibile ed un corpo energetico invisibile. Questo corpo invisibile è fatto di “Prana”, la nostra energia vitale. Il Prana fluisce nel corpo attraverso dei canali energetici chiamati “Nadi”, sono numerosissimi, ma tre sono quelli principali: Sumshumna, Ida e Pingala.
Il primo è il principale, nasce dalla base della spina dorsale e termina alla sommità del capo e contiene l’energia Kundalini. Gli altri due canali sono: Ida (energia passiva, femminile, introversa, ecc.) e Pingala (energia attiva, maschile, estroversa, ecc.). Entrambi partono sempre dalla base delle colonna e risalgono alla sommità del capo, ma non in linea retta come la Sumshumna ma incrociandosi, seguendo un percorso a spirale per sei volte prima di raggiungere la sommità del capo. Ad ogni incrocio dei Nadi si formano i Chakra.
I chakra principali sono sette. Ad ognuno di loro sono associate specifiche funzioni mentali e corporee ed emozionali. Dal loro equilibrio dipende il nostro benessere.
Ad ogni Chakra viene associata una ghiandola endocrina con i relativi ormoni prodotti e con i relativi organi che sono sotto l’influenza della loro ghiandola corrispondente. La funzionalità della ghiandola dipende dall’equilibrio energetico del corrispondente Chakra. Se esistono degli stress psicofisici, l’energia dei Chakra si chiude così come si chiude la funzionalità delle ghiandole e degli organi relativi.
Il sistema endocrino è l’insieme di ghiandole che sintetizzano e liberano ormoni riversandoli nel sangue per regolare i processi biologici di organi e tessuti.
Tramite le asana e il pranayama si può migliorare l’energia e il funzionamento del nostro corpo fisico.
Muladara chakra – ghiandole surrenali.
Le ghiandole surrenali sovrintendono alla produzione degli ormoni dello stress. Sono situate sopra i reni e sono associate al primo chakra: Muladara (fiducia), la radice. Il colore associato è il rosso, l’elemento è la terra e l’energia che lo governa muove dal centro dell’addome verso il basso. Questo chakra è connesso con il radicamento, il senso di stabilità e di sicurezza, il diritto di esistere.
Swadistana chakra – gonadi.
Le gonadi (ovaie e testicoli) sono deputate alle funzioni riproduttive. Sono situate nella zona pelvica ed associate al secondo chakra: Swadistana (movimento). Il colore è l’arancione, l’elemento è l’acqua. Il suo funzionamento è legato al fluire, al lasciarsi andare, al superare l’attaccamento alle cose, persone o situazioni. Quando funziona bene, consente di affrontare con entusiasmo e coraggio gli eventi della vita.
Manipura chakra – pancreas.
Il pancreas secerne insulina e regola i livelli di glucosio nel sangue per fornire alle cellule il nutrimento adatto per produrre riserve di energia. E’ situato a sinistra del plesso solare ed è associato al terzo chakra: Manipura (trasformazione). Il colore è il giallo, l’elemento il fuoco e la forza che genera è in corrispondenza dell’addome e guida la trasformazione e il cambiamento: trasformare la nostra vita in coerenza col nostro essere e cambiare ciò che non ci piace. Fiducia e coraggio.
Anahata chakra – timo.
Il timo è un organo che sovrintende al funzionamento del sistema immunitario. E’ associato al quarto chakra: Anahata (amore incondizionato). Il colore è il verde, l’elemento è l’aria. E’ situato sopra al cuore nella zona dello sterno. L’energia vitale che lo riguarda procede dal centro del corpo verso l’alto. Ci avvicina a persone e situazioni che ci procurano benessere, allontanandoci da quelle nocive. E’ detto anche “chakra del cuore” sia per la posizione che per la connessione col senso di amore incondizionato: quando funziona bene siamo capaci di dare e ricevere amore. Per la sua posizione è il centro energetico di equilibrio tra i primi tre chakra, legati alla dimensione materiale, e gli ultimi tre, legati alla dimensione spirituale.
Vishuddi chakra – tiroide.
La tiroide regola il metabolismo, la temperatura corporea, il peso, la crescita delle ossa e lo sviluppo delle cellule nervose. E’ situata alla base del collo ed è associato al quinto chakra: Vishuddi (libertà). Il colore è il blu, l’elemento è l’etere, lo spazio. L’energia procede dal centro verso l’alto. Quando funziona correttamente, siamo capaci di esprimere emozioni e bisogni relazionandoci in maniera serena con l’esterno.
Ajna chakra – ghiandola pituitaria.
E’ la principale ghiandola del sistema endocrino. E’ il punto di incontro tra questo ed il sistema nervoso. Regola il ciclo mestruale, la gravidanza, la nascita e l’allattamento. E’ situata al centro della testa ed è associata al sesto chakra, o terzo occhio: Ajna (intuizione). Il colore è l’indaco e rappresenta l’unione dei cinque elementi.
Sahasrara chakra – ghiandola pineale.
E’ l’orologio biologico del nostro corpo. Regola il ritmo sonno-veglia tramite la secrezione di melatonina ed il ritmo delle attività durante le diverse stagioni. E’ associata al settimo chakra: Sahasrara (pura coscienza). E’ posizionato sulla sommità del capo .
Il colore è bianco luminoso e rappresenta la connessione con il sé autentico. Il mantra di riferimento è Om.
Lo yoga ha una tradizione millenaria che si basa su principi profondi e precisi. E’differente da una normale attività fisica. Determinate posizioni del corpo, unite ad una corretta e consapevole respirazione, attivano i nostri centri energetici innescando un sistema virtuoso di benessere e presenza.
Ma cosa c’entra l’anguria con lo yoga? In realtà niente all’apparenza. Se poi ti inoltri in tutte quelle pratiche che ti portano a prenderti cura di te e di tutto quello che ti circonda allora la connessione diventa evidente. Essere yoga vuol dire Unione.
La natura basta a se stessa e ci regala quello che ci serve al momento giusto. Niente di superfluo, basta vederlo e coglierlo.
In questi giorni fa molto caldo. L’estate è nella sua massima espansione e il corpo ha bisogno di tanti micronutrienti in più. Vitamine e sali minerali. Questi ultimi con la sudorazione aumentata rischiano di scarseggiare.
Io trovo che l’anguria abbia un aspetto veramente pop. Il suo colore esplosivo con i semini neri a decorarla naturalmente mi ha sempre fatto venire voglia di disegnarla.
Sarà per questo che Frida Kahlo, la pittrice capace di trasformare il dolore in colore, l’ha scelta come soggetto per scrivere il suo ultimo saluto otto giorni prima di morire? Viva la vida! La gioia di vivere e la riconoscenza per ciò che si ha avuto.
Le angurie hanno l’aspetto di essere molto appetitose e ricche , così come ricca e intensa è stata la sua vita seppur breve.
Oltre ad essere bello e vitale questo frutto è rinfrescante e dissetante. E’ricca di tutti i sali minerali di cui il nostro organismo ha bisogno con le alte temperature. Potassio, Fosforo, magnesio, vitamina A e C. Mangiandola freschissima riesce ad alleviare la sensazione di spossatezza . Oltretutto rinforza il nostro sistema immunitario, depura, migliora l’aspetto della pelle e aiuta la circolazione. Ottima per il gonfiore alle gambe.
Ma non sembra la cosa giusta al momento giusto?
Sarebbe stupido non approfittare di queste risorse. Racchiuse in un piacere succoso.
Qui in giro dalle mie parti ci sono da sempre le melonere , luoghi spesso provvisori e con un nonsochè di poetico che offrono fette di anguria e di melone.
E se sei stufo della solita fetta d’anguria perchè non centrifugarla per farci un bel drink?!
Io spesso ci faccio anche il gelato. Qui nella foto ho messo una banana che ho congelato, dei frutti di gelso che avevo trovato e ho frullato con un pezzo d’anguria e del ribes.
Il risultato è ottimo e può essere un’idea di dolce post cena che disseta.
Quando ero piccola nelle calde domeniche di agosto andavamo a fare dei picnic in qualche valle bergamasca. Pasta fredda, panini, dolcetti e lei …l’anguria …in una rete…messa nel ruscello a rinfrescarsi.
Una gioia immensa da tenere nelle due mani e mordicchiare chiacchierando!
Praticare hatha yoga da vent’anni mi ha caratterizzato, sostenuto e aiutato nella ricerca di me stessa e del mio benessere. Qualcosa però mancava alla mia formazione. Avevo imparato a controllare il corpo e il respiro ma non avevo imparato a lasciare andare.
Odaka yoga mi ha ispirato e completato. Fare uno yoga dinamico non vuol dire per forza non soffermarsi nelle posizioni, approssimarle o sudare passando da un asana all’altra.
Essere nel flow aiuta essenzialmente ad allinearsi con il nostro sè più profondo, con le nostre intenzioni e la natura che ci circonda.
Aiuta anche a non identificarsi troppo con ciò che viene e che va. La transizione è importante quanto la posa e questo crea uno stato di attenzione e di presenza costante. Sviluppa resilienza, mente quieta e abilità ad agire.
Se c’`è troppo scopo, ad esempio pensando durante la pratica alla posa che segue o all’allineamento perfetto quando le nostre condizioni non sono sempre uguali, inevitabilmente ci sarà sforzo. E nello sforzo non ci sarà chiarezza.
Imparando a lasciare andare ci si affida alla percezione, all’intelligenza straordinaria del nostro corpo e del nostro respiro.
Si diviene adattabili come l’acqua, flessibili e integrati.
Ho imparato nel tempo come insegnante a trasmettere l’inutilità della performance tanto occidentale privilegiando l’ascolto interiore. Talvolta praticando anche bendati per escludere l’ego e il confronto e sviluppare il senso interiore.
Quando preparo una lezione mi concentro sull’intenzione e non sul creare uno schema vero e proprio. Le persone e le diverse energie che si uniscono costruiscono poi il vero corso della pratica che non può attenersi a schemi rigidi. Tutto si adatta alle necessità di quell’attimo unico e irripetibile.
Nelle sequenze oltre al bilanciamento di pose e contropose mi piace portare attenzione al mantenimento di una bellezza del fluire. Un’espressione fluida che mantenga al contempo i principi dell’allineamento e il fluire dell’energia attraverso il radicamento, l’estensione e il lasciare andare.
I miei insegnanti di Odaka mi hanno passato una cosa molto importante al fine di non irrigidirmi in gabbie mentali e di coltivare la forza interiore, l’autostima e la libertà.
Costruire le lezioni come fossero un mandala. Creare, conservare per il momento fine a se stesso e poi distruggere per non creare attaccamento.
Questo da luogo a un ciclo senza fine che simboleggia la trasformazione.
Le torsioni sono tra le posizioni più antiche dello yoga.
Per torsioni si intendono tutte quelle asana che implicano un avvitamento della spina dorsale lungo il suo asse che va dal coccige al cranio.
Mentre le altre asana modificano il rapporto con la gravità, queste posizioni hanno origine da un’azione muscolare modificando la simmetria del corpo e quindi anche gli scambi energetici al nostro interno. Cambiano il flusso nelle due nadi principali, la Ida e la Pingala, e quindi anche lo stato mentale.
Rappresentano una spirale che si avvolge lungo l’asse vertebrale richiamando l’idea del movimento ininterrotto e dell’’energia.
Con le torsioni i dischi intervertebrali si comprimono naturalmente. Un disco è una sorta di cuscinetto cilindrico di gel al quale un’arteria e una vena portano il nutrimento e che smaltisce gli scarti. Attraverso la compressione questo cuscinetto viene nutrito e preservato da eventuai ristagni che causano infiammazioni. Per fare in modo che ci sia questo beneficio in sicurezza bisogna allungare la colonna coscientemente in estensione assiale per ruotare solo fino dove i muscoli lo consentono senza coprimere i dischi.
In presenza di ernie bisogna muoversi con cautela, io lo so bene. Ma ascoltandosi a lungo andare praticare queste asana può essere solo benefico.
Oltre a migliorare la salute della colonna, con le torsioni si possono avere dei miglioramenti anche nella correzione della postura, soprattutto nel caso delle scoliosi.
Un’allieva che seguo da tre anni attraverso un programma mirato che abbiamo seguito ha avuto dei benefici notevoli per l’allineamento della schiena e di conseguenza di tutte le contrazioni di compensazione che aveva spesso.
In torsione infatti si tonificano e allungano i muscoli para vertebrali e obliqui responsabili di buona parte del nostro atteggiamento posturale.
Il mio tanto amato tessuto connettivo intorno alla spina dorsale si libera e le fibre muscolari possono quindi scorrere meglio l’una sull’altra acquisendo mobilità.
Un muscolo in particolare su cui agiscono le torsioni è il diaframma che si distende e diviene più elastico. Soprattutto grazie alla sinergia con gli organi pelvici e addominali che schiacciati vengono irrorati di sangue, favorendo la digestione e quindi un effetto detox.
Questo in parte quello che viene a livello fisico.
La capacità digestiva è legata ad Agni, il fuoco gastrico, una delle maggiori divinità indù maggiormente adorate nella religione vedica. Dio del fuoco e della luce che anima tutti i processi biologici. Se la nostra capacità di digerire il cibo e le emozioni è debole si produrranno tante tossine che verranno accumulate nel corpo ostruendolo.
Questo residuo tossico è per l’ayurveda la causa principale delle malattie e da lui dipende la nostra vita. Inoltre a livello mentale chi gode di un metabolismo bilanciato (sama agni) è caratterizzato da un comportamento calmo e rilassato e da una mente concentrata e ferma.
Il fuoco gastrico si trova nell’addome in corrispondenza del centro dell’ombelico dove risiede l’importantissimo manipura-chakra, produttore di energia, che governa il metabolismo. È qui che secondo lo yoga vengono metabolizzate le nostre esperienze.
Rendere questo centro mobile e vitale ci aiuta sia in senso fisico che psicologico ad assimilare quello che la vita ci porta, a girarci indietro e poter osservare il nostro passato e quindi a far tesoro delle nostre esperienze e al contempo guardare da diverse prospettive sbloccando schemi sedimentati.
A livello sottile infatti le torsioni rappresentano un cambio di prospettiva e la capacita`di vedere laddove prima non riuscivano. Innescando intuizioni e cambiamento. E connettendoci con la trasformazione e con la consapevolezza che la vita è un continuo movimento.
Da un punto di vista dell’esecuzione generalmente durante le lezioni parto da rotazioni semplici. E nel corso del tempo avendo integrato il concetto di allungamento assiale si esplorano quelle più complesse.
Pur facendo uno yoga dinamico nel viaggio dentro queste asana mi piace soffermarmi un pò più a lungo. Tenendo la posa per più respiri.
In una lezione ben bilanciata aiutano tra l’altro a riportare la schiena in posizione neutra dopo altri gruppi di pose. Un pò come se resettassero. Per esempio dopo tanta attivazione del core prima di eseguire le estensioni all’indietro per allentare la tensione addominale.
Ardha Matsyendrasana è la madre di tutte le torsioni. Ha una sua profonda sacralità e va eseguita per gradi. E’una delle più antiche e tradizionali posizioni dello yoga e delle più conosciute grazie al mito di Matsyendra, il primo maestro di yoga.
Viene tradotta con ‘la mezza posizione del Signore dei pesci’in quanto secondo i libri della tradizione yogica Matsyendra riusciva a piegare il busto di 180 gradi.
Se la spalla tende a chiudersi o la colonna perde di lunghezza è bene provare altre varianti per trovare una posizine confortevole nella quale poter rimanere per qualche respiro.
Come tutte le posizioni che prevedono una rotazione del busto , qui molto profonda, Ardha Matsyendrasana è collegata ad una forte simbologia: ruotare la parte del corpo frontale, visibile, verso quella posteriore più nascosta.
Questo ha come significato l’unione del conscio con l’inconscio. Della luce con l’ombra. Dello yin con lo yang.
Gli antichi testi sostengono che quest’asana è in grado di distruggere le malattie e di risvegliare Kundalini.
Lo dico spesso durante le mie lezioni all’aperto. Lasciati andare all’abbraccio della terra. La terra ti sostiene e ti accoglie, perchè tu fai parte di essa.
Nella pratica il rimanere più a lungo possibile nel presente è quello che conta. Crea benessere, attenzione, e unione. E dall’unione nasce la connessione profonda con tutto quello che ti circonda.
La connessione è amore. La divisione paura.
Quest’anno le lezioni all’aperto mi sembrano più ‘sentite’. Le persone hanno voglia di verde, di condivisione e di momenti di sospensione da tutto il resto.
C’è chi si è avvicinato alla pratica perchè durante il periodo di chiusura totale per il virus ha sperimentato lo yoga on line per rilassarsi. C’`e chi si sente arrugginito perchè non ha più fatto niente, chi ha voglia di provare a lasciare andare ansie e tensioni in un ambiente gentile e invitante.
Il fiume e il verde intorno, uno spazio riservato e silenzioso. La sola compagnia degli animaletti dell’acqua.
Ma ci voleva questa emergenza per farci riscoprire quanta bellezza c’`e qui intorno e come infondo per stare bene ci vogliono essenzialmente cose semplici?
Ci voleva di fermarsi ‘forzatamente’per avere un luglio fresco e limpido? Non me lo ricordo da anni! … Per vedere il fiume pulito e pieno di pesci… le libellule, le lucciole e la brezza …
Ieri al parco ho incontato un cagnolino simpaticissimo. Un cucciolotto di nome Aldo che va in giro in motorino con il sua amico umano. Ho passato la serata con loro a chiacchierare e giocare. A condividere un panino e due crocchette. Questo signore di quasi settant’anni di nome Francesco, molto semplice e solitario mi ha detto: ‘ Cosa possiamo volere di più io e Aldino? Un pò di ottima compagnia, la natura e il silenzio, e il vento fresco in riva al fiume!’
Ci voleva che ci obbligassero a non ammassarci? Per ridimensionare una frenesia così artificiale?
La natura stà un po`meglio, questo è un segnale , uno spunto, un insegnamento.
Non possiamo ignorarlo. Fermiamoci un pò più spesso a guardare il cielo, a toccare una pianta, accarezzare un cane, osservare come si muovono gli animali intorno a noi? Fermiamoci per perderci in tutte le sfumature di verde, nei suoni che lo accompagnano. Nelle sensazioni diverse che il tocco di fiori, piante acqua, pietre ci danno.
E’molto più benefico di un negozio che ci invade con colori e offerte di cose che non servono. Di una televisione accesa per riempire vuoti che in realtà non esistono.
Se restare chiusi ha amplificato i nostri sensi e i nostri pensieri facciamo in modo che questo non si disperda.
Farne tesoro può renderci migliori e rendere migliore il nostro pianeta che respira con noi.
Che bello ritornare a praticare dal vivo… sono profondamante grata di avere gli allievi nuovamente vicini a me. Di poter osservare il loro viso distendersi, il loro respiro, di poterne percepire le vibrazioni.
E soprattutto di poter essere il tramite per il loro benessere.
Dopo questi mesi di emergenza e ancora adesso con cautela riappropriarsi di spazi e contatti è un bene da usare con cura.
In questo periodo si sono avvicinate alle lezioni tante persone che non hanno mai praticato e che si sentono affaticate, stressate e ansiose.
Si sono alterati tanti equilibri e la ricerca di un’abitudine sana che possa essere d’aiuto è un’esigenza di tanti.
Il privilegio di poter insegnare yoga per me è soprattutto capire chi ho davanti e accompagnarlo alla pratica in una modalità che possa ‘sentire’.
Sì perchè sentire non è ascoltare le mie parole o guardare i miei movimenti ed imitarli. E’muoversi in terreni inesplorati di se stessi allargando lentamente la propria zona di confort e ascoltando cosa avviene.
E per questo di certo sta a me saper modulare sequenze e ritmi per dare davvero a tutti la possibilità di fare yoga.
Inutile avventurarsi in posizioni complesse se il respiro della maggior parte della classe avviene solo nel torace e il diaframma è bloccato.
Ci sono lezioni in cui non è possibile neanche alzarsi in adho mukha svanasana. E va bene così. Perchè il percorso va costruito per gradi e nel rispetto del proprio corpo e dei limiti delle nostre gabbie mentali.
Quanto è difficile fermasi quando si sta attraversando un momento di squilibrio e di confusione e non si sa da dove partire per cambiare qualcosa? Mi telefonano spesso delle persone per chiedere informazione sui corsi chiedendomi: ma ci si muove un pò ? perche`altrimenti mi annoio, non sopporto lo yoga troppo meditativo, non fa per me.
Difficile davvero rispondere. Primo perchè seppur esistono innumerevoli modalità e stili di praticare lo scopo dello yoga è solo uno: unione tra mente e corpo. Capacità di poter controllare il corpo attraverso le asana per poi controllare il respiro e la mente e cancellare le fluttuazioni per vivere nella realtà così com’è. Secondo perchè seppure io propongo il mio modo nessuna lezione è uguale a un’altra ma ci sono tante varianti che ne determinano la realizzazione.
Si ha spesso la sensazione che approcciarsi ad un’insegnante di yoga vuol dire avere a che fare con persone estremamente calme e lente, persone che nulla le può smuovere. Non c’è niente di più sbagliato.
Gli insegnanti di certo cercano di trasmettere quello che hanno integrato con la loro pratica, il loro studio e le loro esperienze, ma sono in viaggio anch’essi in questo percorso.
Una volta una ragazza mi ha detto: io non faccio yoga, sono una sportiva?!’
Io ho sorriso e sebbene avessi voluto risponderle d’impulso qualcosa di poco zen ( proprio perchè anche gli insegnanti non sono immuni da fastidi e manifesazioni dell’ego) le ho risposto: conosco tanti sportivi che lo fanno per bilanciare il lavoro muscolare e aiutare la disciplina.
Non fa niente se io stessa corro, nuoto, ho provato qualunque sport e tra una lezione e l’altra quando mi sposto in macchina ascolto solo musica rock!
Con il benestare del Comune di Sarnico sono felice di presentarvi questo ciclo di lezioni all’aperto presso il Lido Fosio.
In riva al fiume Oglio lezioni di yoga adatte a tutti! Stiamo vivendo un momento delicato ma in fondo cerchiamo armonia e benessere. Un valido aiuto può arrivare dallo yoga, dalle tecniche di respirazione e dalla meditazione .
Ho installato una nuova app sul telefono: si chiama Instant heart rate. Il mio compagno che corre e ama essere preciso con gli allenamenti e i numeri me l’ha consigliata dato il mio brutto rapporto con i battiti cardiaci. Ci sono due motivi solitamente che mi fanno venire la tachicardia e di conseguenza diversi fastidi. L’anemia che ogni tanto mi perseguita, e l’ansia. Non saprei dire qual è peggio. In entrambe le situazioni mi sento stravolta e preoccupata. A 45 anni credo che stiano avendo il loro ruolo da protagonisti anche gli ormorni traditori!
Ho incominciato a camminare parecchio e a fare qualche corsetta perchè`il lavoro aerobico fa bene al cuore e alla mente.
E sistemando un pò di cosette con pazienza ho tanti periodi di assenza di queste ‘caratteristiche’. Tuttavia il mio battito da riposo è sempre stato 70/80. Mentre Luca anche 50!!!
Un giorno dopo la mia pratica di yoga quotidiana verso le 7 di sera mi sono misurata i battiti perchè mi sentivo particolarmente in forma. Ebbene non mi ero sbagliata: 60 battiti! Per me una conquista davvero. Anzi un segnale.
Mi è capitato anche quando sul divano davanti al pc stavo scrivendo una cosa che mi soddisfaceva particolarmente e mio figlio passando mi ha detto: ma sorridi mentre scrivi, che bello! Mi sono misurata i battiti: 60!
E poi ancora con la mia micia Gaia appiccicata, mentre stavo cucinando, e disegnando, a cena con gli amici, mentre pensavo ad una mia zia che mi aveva detto delle cose dolci e confortanti.
Allora ho pensato di usare questa modalità non tanto come strumento oggettivo e di salute. Ma come rivelatore delle cose che più mi fanno stare in pace. In sintonia con la mia anima. Il rivelatore del mio daimon. Cioè il demone che ciascuno di noi riceve come compagno prima della nascita secondo il mito di Er di Platone. Il compagno segreto dal quale, più di ogni altra cosa, la nostra vita dipende.
Sono stata recentemente in un parco chiamato Bosco Taxodi. Dove il lago d’Iseo diventa fiume Oglio a Paratico. Questa riserva naturale è composta da piante meravigliose che si chiamano Taxodium distichum. Sono delle piante alte acquatiche con delle radici che salgono dall’acqua e sembrano dei castelli di sabbia. Un posto magico con un’energia forte che ti fa sentire a Granburrone nel Signore degli Anelli. E’anche la casa di animali che amo tantissimo: gli aironi. Li puoi osservare da un nido all’altro volare alti con i loro versi preistorici. E quando sei fortunato e soprattutto molto silenzioso puoi vederli a terra fermi e fieri padroni del loro territorio.
I miei battiti: 56! Non mi sono neanche stupita. Mi sentivo in sintonia con tutto quello che c’era intorno. In Unione.
La traccia del mio Daimon: lo yoga, la creatività, la scrittura, i colori, la famiglia, gli amici, gli animali, la natura. Penso che per stare bene non mi devo allontanare troppo da questa essenza rivelata.
Ci sono due libri che che mi sono cari che mi ricordano questo argomento: Il codice dell’anima di James Hillman e L’arte di ascoltare i battiti del cuore di Jan Philipp Sendker. Il primo parla proprio del Daimon, la chiave che aiuta a decifrare il linguaggio cifrato che ci spinge ad agire ma che non capiamo. Il secondo un romanzo delicato ambientato in Birmania che parla d’amore e di sensi sviluppati per compensarne altri.
Ve li consiglio sono magici.
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