Virabhadrasana

Distruggere per rinascere

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Virabhadrasana è conosciuta come la posizione del Guerriero, in realtà Vira significa eroe, uomo coraggioso, bhadra significa buono, benevolo, di buon auspicio.

Da un punto di vista della storia e della filosofia abbiamo tanto da imparare da questo asana ricco di saggezza.

Il mito di Virabhadrasana parla dell’amore tra Sati e Shiva. La storia racconta che nonostante il parere contrario di suo padre Daksha ( discendente di Brahama e patriarca della cultura vedica) la giovane Sati decide di sposare Shiva:

Shiva è una Divinità tra le più venerate della mitologia induista, membro della triade divina (trimurti) con Brahma e Vishnu. In virtù dei suoi molteplici aspetti, benevoli e terrifici a un tempo, assume forme ed nomi diversi.

Sati era l’incarnazione di Shakti, l’incarnazione dell’energia creativa femminile. Daksha organizzo` una festa alla quale invitò tutti gli uomini liberi tranne Shiva. Arrivato il momento di dichiarare il prescelto Sati lanciò in aria la ghirlanda che aveva al collo invocando il nome dell’unico assente. Così Shiva apparve in cielo indossando la ghirlanda e si mise accanto a lei. Secondo la tradizione chi avesse indossato la ghirlanda sarebbe stato il prescelto, cosi Daksha non ebbe altra scelta che dare la figlia in sposa al dio che disprezzava. Ma lo fece senza cambiare atteggiamento nei suoi confronti. Infatti organizzò un altro banchetto e ancora invitò tutti tranne lui. La rabbia e la disperazione di Sati furono così intense che lei prese fuoco in mezzo alla stanza davanti a tutti.

Quando Shiva venne a sapere della morte di Sati la reazione fu spaventosa ( l’ira di Shiva e la sua forza distruttiva sono famose nella mitologia induista). Era in meditazione sul monte Kailash, si strappò un riccio e dalla cima lo scagliò giù dalla montagna per poi riemergere in mezzo alla festa, vicino alle ceneri di Sati.

Da quel riccio emerge Virabhadra, il guerriero buono, indistruttibile, con lunghi baffi e mille braccia intente a impugnare armi diverse, tra cui il tridente che è il simbolo di Shiva.

‘Il grande guerriero che emerse dalla terra ( Virabhadrasana1), sfoderò la sua spada (Virabhadrasana2) , caricò il colpo ( Parsva Virabhadrasana) e tagliò la testa di Daksha ( Virabhadrasana3) .’

Virabhadra uccise tutti gli invitati su ordine di Shiva. E poi quest’ultimo mosso da compassione tornò sui suoi passi e riporto` tutti quanti in vita. Lo fece anche con Daksha, ma non potendo riattaccare la stessa testa la sostituì con quella di un ariete.

Per questo suo atto verrà anche ricordato con il nome di Sankar, il benevolo.

Ritorna l’equilibrio nel mondo avendo ridimensionato il potere di Daksha, che potrebbe essere considerato il simbolo dell’eccesso dell’ego e distruttore dell’amore inteso come equilibrio interiore.

Secondo la filosofia induista eliminare o perdere la testa indica la perdita dell’ego, mentre la capra simboleggia il ritorno alla natura primordiale, spoglia di tutte le interpretazioni che distolgono da quello che semplicemente è.

Alla base di questa storia c’è un concetto fondamentale della filosofia induista, quello di Avidya, o comprensione errata, falsa percezione. Senza la capacita`di vedere le cose con chiarezza agiremo sempre in modo confuso accumulando meccanismi e giudizi e la mente diventa dipendente da queste modalità e mai libera.

Da questo errore ne deriva un secondo altrettanto grave, Raga l’attaccamento, che rende ancora più difficile la percezione genuina della realta`e trasforma l’amore in ossessione.

Gli yoga Sutra ci conducono ad avere un atteggiamento equanime:

‘Per mantenere un elevato stato della mente sii felice per coloro che sono felici, coltiva compassione per coloro che sono tristi, prova piacere per coloro che sono destinati ad essere fortunati e prova indifferenza per coloro che sono convinti di essere sfortunati.’ ( Yoga Sutra- 1.33).

La distruzione di Daksha ha un valore simbolico potente: senza la capacità di distruggere il vecchio non possiamo avere spazio per il nuovo. E il nuovo è sempe necessario come trasformazione.

Se riusciamo a capire e distruggere illusioni, malesseri, ego e attaccamento riusciamo a creare le fondamenta per rinascere in modo più autentico.

In Virabhadrasana 1 stiamo emergendo dalla terra attraverso un profondo radicamento, per poi sentire accendersi il nostro fuoco interiore. In Virabhadrasana 2 espandiamo il torace, apriamo le bracca e portiamo lo sguardo davanti a noi pronti a sferrare il colpo con un senso di solidità, determinazione e coraggio. In Virabhadrasana 3 ci portiamo in equilibrio su una gamba che rimane fortemente attiva e radicata e troviamo il giusto allineamento alla ricerca dell’equilibrio, attraverso l’ascolto profondo, rappresentando l’atto della decapitazione di Daksha.

Pensiamo a questo asana come simbolo della nostra lotta interiore per ritrovare l’eroe che è dentro di noi che combatte per condurci alla nostra vera natura.

Benefici di Virabhadrasana:

  • Rafforza tutta la parte inferiore del corpo: i muscoli delle gambe, le caviglie e le ginocchia
  • Tonifica gli organi addominali
  • Apre le anche e le spalle
  • Apre il petto e aumenta la capacità respiratoria
  • Rafforza la schiena rendendo la colonna vertebrale più elastica
  • Migliora i sintomi della sciatalgia e aiuta a ridurre i dolori alla schiena, fino, in certi casi, anche a superarli completamente.
  • Migliora l’equilibrio fisico, psichico ed emozionale
  • Aumenta la stabilità favorendo un forte radicamento a terra
  • Sviluppa la concentrazione e la resistenza

Virabhadrasana è associata al primo chakra, noto come chakra della radice o Muladhara. Questo chakra si trova alla base della colonna vertebrale e rappresenta la connessione con la terra e la stabilità.

La pratica regolare di Virabhadrasana può aiutare a sbloccare il chakra della radice, promuovendo una sensazione di stabilità e radicamento.

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