Il potere delle torsioni
Le torsioni sono tra le posizioni più antiche dello yoga.
Per torsioni si intendono tutte quelle asana che implicano un avvitamento della spina dorsale lungo il suo asse che va dal coccige al cranio.
Mentre le altre asana modificano il rapporto con la gravità, queste posizioni hanno origine da un’azione muscolare modificando la simmetria del corpo e quindi anche gli scambi energetici al nostro interno. Cambiano il flusso nelle due nadi principali, la Ida e la Pingala, e quindi anche lo stato mentale.
Rappresentano una spirale che si avvolge lungo l’asse vertebrale richiamando l’idea del movimento ininterrotto e dell’’energia.
Con le torsioni i dischi intervertebrali si comprimono naturalmente. Un disco è una sorta di cuscinetto cilindrico di gel al quale un’arteria e una vena portano il nutrimento e che smaltisce gli scarti. Attraverso la compressione questo cuscinetto viene nutrito e preservato da eventuai ristagni che causano infiammazioni. Per fare in modo che ci sia questo beneficio in sicurezza bisogna allungare la colonna coscientemente in estensione assiale per ruotare solo fino dove i muscoli lo consentono senza coprimere i dischi.
In presenza di ernie bisogna muoversi con cautela, io lo so bene. Ma ascoltandosi a lungo andare praticare queste asana può essere solo benefico.
Oltre a migliorare la salute della colonna, con le torsioni si possono avere dei miglioramenti anche nella correzione della postura, soprattutto nel caso delle scoliosi.
Un’allieva che seguo da tre anni attraverso un programma mirato che abbiamo seguito ha avuto dei benefici notevoli per l’allineamento della schiena e di conseguenza di tutte le contrazioni di compensazione che aveva spesso.
In torsione infatti si tonificano e allungano i muscoli para vertebrali e obliqui responsabili di buona parte del nostro atteggiamento posturale.
Il mio tanto amato tessuto connettivo intorno alla spina dorsale si libera e le fibre muscolari possono quindi scorrere meglio l’una sull’altra acquisendo mobilità.
Un muscolo in particolare su cui agiscono le torsioni è il diaframma che si distende e diviene più elastico. Soprattutto grazie alla sinergia con gli organi pelvici e addominali che schiacciati vengono irrorati di sangue, favorendo la digestione e quindi un effetto detox.
Questo in parte quello che viene a livello fisico.
La capacità digestiva è legata ad Agni, il fuoco gastrico, una delle maggiori divinità indù maggiormente adorate nella religione vedica. Dio del fuoco e della luce che anima tutti i processi biologici. Se la nostra capacità di digerire il cibo e le emozioni è debole si produrranno tante tossine che verranno accumulate nel corpo ostruendolo.
Questo residuo tossico è per l’ayurveda la causa principale delle malattie e da lui dipende la nostra vita. Inoltre a livello mentale chi gode di un metabolismo bilanciato (sama agni) è caratterizzato da un comportamento calmo e rilassato e da una mente concentrata e ferma.
Il fuoco gastrico si trova nell’addome in corrispondenza del centro dell’ombelico dove risiede l’importantissimo manipura-chakra, produttore di energia, che governa il metabolismo. È qui che secondo lo yoga vengono metabolizzate le nostre esperienze.
Rendere questo centro mobile e vitale ci aiuta sia in senso fisico che psicologico ad assimilare quello che la vita ci porta, a girarci indietro e poter osservare il nostro passato e quindi a far tesoro delle nostre esperienze e al contempo guardare da diverse prospettive sbloccando schemi sedimentati.
A livello sottile infatti le torsioni rappresentano un cambio di prospettiva e la capacita`di vedere laddove prima non riuscivano. Innescando intuizioni e cambiamento. E connettendoci con la trasformazione e con la consapevolezza che la vita è un continuo movimento.
Da un punto di vista dell’esecuzione generalmente durante le lezioni parto da rotazioni semplici. E nel corso del tempo avendo integrato il concetto di allungamento assiale si esplorano quelle più complesse.
Pur facendo uno yoga dinamico nel viaggio dentro queste asana mi piace soffermarmi un pò più a lungo. Tenendo la posa per più respiri.
In una lezione ben bilanciata aiutano tra l’altro a riportare la schiena in posizione neutra dopo altri gruppi di pose. Un pò come se resettassero. Per esempio dopo tanta attivazione del core prima di eseguire le estensioni all’indietro per allentare la tensione addominale.
Ardha Matsyendrasana è la madre di tutte le torsioni. Ha una sua profonda sacralità e va eseguita per gradi. E’una delle più antiche e tradizionali posizioni dello yoga e delle più conosciute grazie al mito di Matsyendra, il primo maestro di yoga.
Viene tradotta con ‘la mezza posizione del Signore dei pesci’in quanto secondo i libri della tradizione yogica Matsyendra riusciva a piegare il busto di 180 gradi.
Se la spalla tende a chiudersi o la colonna perde di lunghezza è bene provare altre varianti per trovare una posizine confortevole nella quale poter rimanere per qualche respiro.
Come tutte le posizioni che prevedono una rotazione del busto , qui molto profonda, Ardha Matsyendrasana è collegata ad una forte simbologia: ruotare la parte del corpo frontale, visibile, verso quella posteriore più nascosta.
Questo ha come significato l’unione del conscio con l’inconscio. Della luce con l’ombra. Dello yin con lo yang.
Gli antichi testi sostengono che quest’asana è in grado di distruggere le malattie e di risvegliare Kundalini.
Vale la pena provare, no?